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Al giorno d’oggi sono molte le situazione nelle quali le persone utilizzano comportamenti e linguaggi aggressivi e violenti.
Ma cosa è realmente l’odio?
Relazione tra sistemi emozionali di base e manifestazioni di aggressività e di odio I risultati di ricerca sul comportamento umano consentono di evidenziare che il nostro comportamento e le nostre scelte sono significativamente determinati dal nostro sviluppo filogenetico e, in particolare, dai sistemi emozionali di base. Come ogni sentimento espresso da noi umani, anche l’odio appartiene a particolari condizioni di più fondamenti a livello di sistemi emozionali. In questo caso nel cercare di comprendere l’odio abbiamo bisogno di convocare perlomeno il ruolo del sistema del desiderio e di quello della rabbia. Ciò non vuol dire che non siano contemporaneamente altri sistemi in base alle diverse contingenze e alle diverse situazioni, come i sistemi della paura, della ricerca, della giocosità, del dolore, del gusto e del disgusto. Ne possiamo ricavare che le capacità di controllo delle manifestazioni dell’odio devono fare i conti con processi neuropsicologici che hanno la caratteristica di essere preintenzionali e prelinguistici e, pertanto, non del tutto né direttamente controllabili da comportamento intenzionale. Di odiare, insomma, non si sceglie completamente.
Le differenti manifestazioni dei processi emozionali per le vie comunicative digitali La realtà virtuale ha trasformato significativamente le modalità con cui le emozioni si esprimono quando i canali sono quelli digitali. Pur non avendo risultati di ricerca particolarmente strutturati, disponiamo di un notevole livello di conoscenza per poter sostenere che la manifestazione delle emozioni quando avviene attraverso i media digitali, assume caratteristiche particolarmente diverse da quando avviene in presenza. La possibilità di ricorrere allo schermo del digitale o addirittura alla creazione di identità inventate sembra eccitare particolarmente la manifestazione di emozioni negative, aggressive, denigratorie, violente, e quindi riconducibili all’odio e alle sue diverse articolazioni. Non sono qui in discussione le conseguenze spesso particolarmente gravi e distruttive dell’odio espresso per via virtuale, ma è importante evidenziare come non si sia di fronte a coinvolgimenti di natura diretta e profonda per almeno due ragioni.
L’odio non il contrario dell’amore perché è l’indifferenza il contrario dell’amore L’indifferenza infatti si configura come una sospensione eccessiva della risonanza con gli altri e il mondo ed è oggi all’origine della crisi del legame sociale in quanto saturazione e implosione dell’affettività. L’odio, invece, è caratterizzato da una forte carica affettiva che ha la stessa matrice della passione che regola l’attrazione e le strutture di legame.
Conflitto generativo, concetto di bellezza e terza educazione Se si vuole trasformare l’odio in azione generativa si deve far evolvere la posizione antagonistica in una posizione conflittuale e generativa, cioè l’incontro tra differenze. Il conflitto generativo è la matrice effettiva della politica in quanto la politica è confronto, è incontro tra differenze, di interessi, di valori, di conoscenze. Da un punto di vista delle strategie psicologiche d’azione l’obiettivo, per elaborare l’odio, è spostare l’attenzione e l’attrazione dalla persona a degli oggetti su cui confliggere generativamente. Questo può essere reso possibile attraverso la terza educazione, quella che agisce nel qui ed ora sulle questioni del presente e consente di rielaborare l’educazione primaria e quella scolastica, in quanto può favorire l’accesso ad una estensione delle capacità individuali di contenimento delle differenze e della complessità. Quell’estensione che aumenta la sensibilità verso gli altri e il mondo è di fatto un’esperienza di bellezza. Questo forse intendeva Dostoevskij quando ha scritto che la bellezza salverà il mondo.
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