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Quando l’altro e la natura di cui siamo parte risuonano in noi, in modo particolarmente profondo, noi chiamiamo bellezza l’esperienza che estende e aumenta noi stessi in modi e per vie che senza quella esperienza non sarebbero possibili
Prima di riuscire a narrarli, gli altri e le cose del mondo, ma soprattutto e in primo luogo l’altro, devono aver esercitato su noi un richiamo originario, capace di convocare parti di noi che risuonano con essi, rendendoli almeno in parte narrabili. Quando abbiamo preso almeno una certa distanza dalle cose, è stato possibile considerarle, sollevarle da dove se ne stanno, e ascoltare la risonanza che creano in noi. Ecco: forse la bellezza primigenia è emersa da esperienze originarie simili. Quel che fa la nostra distinzione umana, allora, probabilmente prima ancora del linguaggio, è il fatto che possiamo staccarci simbolicamente dalla natura, prendere una distanza che ci permette di farne esperienza corporea e visiva col nostro movimento e col nostro sguardo. Quella distanza siamo in grado di prenderla anche da noi stessi.
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